Vini rossi Massimo Marengo distribuiti da Cicogna acque minerali
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Massimo Marengo - Grignolino d'Asti DOC
CARATTERISTICHE:
Vitigno: Grignolino.
Caratteristiche del vino: Colore rosso rubino con riflessi aranciati, sapore morbidamente tannico.
Gradazioni 14%vol.
Consigli: Da consumarsi normalmente giovane, ma nelle buone annate migliora con l'invecchiamento.
Abbinamenti: Ottimo se abbinato con insaccati, carni bianche e funghi.
Note aggiuntive: Contiene Solfiti
Nel cuore di Castagnole Monferrato si trova l'Azienda Agricola Massimo Marengo, dove é possibile degustare su prenotazione una varietà di vini pregiati tra i quali il famoso Ruché di Castagnole Monferrato, fiore all'occhiello della nostra azienda. Altri prodotti della nostra cantina sono Barbera d'Asti, Grignolino d'Asti, vino bianco Cortese, Grappa di Ruché.
Massimo Marengo - Ruchè DOCG
di Castagnole Monferrato
CARATTERISTICHE:
Vitigno: Ruchè o anche rouquet di probabile origine borgognona coltivato dal XVIII secolo a Castagnole Monferrato.
Forma di allevamento del vitigno: Guyot basso.
Caratteristiche del vino: Colore rosso rubino non troppo carico con leggeri riflessi violacei talvolta tendenti all'aranciato.
Profumo intenso, persistente di rosa e viola, molto fruttato. sapore secco, armonico con tendenza all'amabile, tannico di buon corpo.
Gradazioni: 15,5%vol.
Consigli: Conservazione ottimale delle bottiglie al buio, a temperature tra i 12 e 15 gradi centigradi.
Temperatura di servizio: 18-20 gradi centigradi.
Abbinamenti: Antipasti caldi, salumi vari, primi piatti con ripieni di carne, secondi di carne, formaggi di media stagionatura.
Note aggiuntive: Contiene Solfiti
Il Ruché è uno dei più rari vitigni autoctoni tra quelli coltivati nel Monferrato astigiano, che nasce da terreni calcarei e asciutti soggetti a elevata insolazione. Dal 1987, anno dell’ottenimento della denominazione Doc, ha registrato costanti e progressivi apprezzamenti che lo rendono oggi un’espressione di identità e varietà del territorio. La sua riqualificazione è dovuta a un religioso, Don Giacomo Cauda, che negli anni Sessanta ricoprì quei grappoli abbandonati rilanciando un vino destinato a registrare grande fortuna. Ha ottenuto la Docg nel 2010 e la sua produzione tocca oggi il milione di bottiglie.