le caratteristiche della birra - Cicogna acque minerali

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le caratteristiche della birra

notizie e novità > i segreti della birra
Cosa dobbiamo sapere  sui termini Doppio e Triplo malto
Si potrebbe erroneamente pensare che una birra doppio malto sia una birra prodotta utilizzando una quantità doppia di malto, rispetto alla versione tradizionale.
In realtà questa terminologia è stata introdotta solo in Italia e non identifica un tipo o stile di birra.
Quando si parla di una birra doppio malto ci si riferisce ad una birra prodotta con un mosto caratterizzato da una elevata quantità di zuccheri.

Birra "doppio malto": un significato tutto italiano
Il significato della definizione doppio malto lo si può ritrovare nella legislazione italiana.
Nello specifico viene classificata come doppio malto, la birra che possiede un grado Plato non inferiore a 14,5 ed un tenore alcolico non inferiore a 3,5%.
Questa terminologia fu coniata negli anni sessanta ed utilizzata per calcolare quante accise il produttore doveva pagare.  Infatti, maggiore era il quantitativo di zuccheri presenti, maggiore era il grado alcolico e quindi più alta era la tassa da pagare.
Nelle altre nazioni non troveremo birre chiamate doppio malto, questa terminologia la si trova unicamente in Italia.

Caratteristiche di una "birra doppio malto"
In Italia la dicitura "doppio o triplo malto" viene utilizzata erroneamente, perché vine associata ad una tipologia particolare di birra.  Ciò è completamente sbagliato, perché con la definizione doppio malto non si fornisce una informazione precisa circa la tipologia di birra che si vuole consumare e nemmeno il colore, il gusto o lo stile.
È una birra prodotta con un mosto più zuccherino e questo significa che potrebbe avere una elevata gradazione alcolica o essere caratterizzata da un sapore più dolce.

Colore di una birra "doppio malto"
  • Una birra doppio malto non presenta sempre uno stesso colore.
Tra i fattori che influenzano il colore della birra non rientrano la gradazione zuccherina, il tenore alcolico. Quindi una birra doppio malto può essere sia bionda, sia rossa, sia nera.
  • La birra "doppio malto" è più calorica
Un grammo di alcool apporta circa 7 kcal, quindi una birra con un elevato contenuto di alcol apporta più calorie. La birra doppio malto, essendo prodotta utilizzando un malto più zuccherino avrà probabilmente una gradazione alcolica maggiore e quindi potrebbe fornire molte più calorie rispetto ad una birra normale. Questo perché la fermentazione degli zuccheri presenti nel mosto, operata dai lieviti, porterà alla formazione di alcol.
  • Birra "triplo malto"
La definizione di birra triplo malto, non trova riscontro nella legislazione italiana, sembra invece che sia semplicemente un termine utilizzato da alcuni produttori italiani per incuriosire il consumatore. Quindi, come per la birra doppio malto questa terminologia non indica nè una tipologia di birra, nè uno stile particolare e nemmeno una birra con un particolare colore o sapore.


La schiuma della Birra
La schiuma è una delle principali caratteristiche della birra, capace di conferire a questa bevanda un sapore ed una consistenza in grado di distinguerla dal resto delle altre bevande alcoliche. Anche se molto spesso la sua formazione non è gradita da parte del consumatore, la schiuma ha un ruolo importante nel preservare il sapore e i profumi della birra.

Che cos'è e quanto è importante la schiuma della birra?
La schiuma che si forma sulla superficie libera della birra non è altro che un’emulsione che si forma tra alcune componenti della birra con l’anidride carbonica, in essa disciolta. Nello specifico le componenti responsabili della formazione della schiuma sono le proteine a medio ed alto peso molecolare che provengono dai cerali usati per la produzione della birra.
La presenza della schiuma sulla superficie libera della birra aiuta a trattenere gli aromi e a ritardare il processo di ossidazione, proteggendola dal contatto con l’ossigeno.
Caratteristiche della schiuma:
    • La finezza deriva dalle dimensioni e dalla uniformità delle bollicine che compongono la schiuma.
    • L'aderenza della schiuma alle pareti. Questa caratteristica può essere condizionata negativamente dai residui di detergente sulla parete del bicchiere.
    • La compattezza della schiuma è la capacità di resiste alle oscillazioni non disgregandosi. E' influenzata dalla quantità di luppolo e di proteine usate per la produzione della birra: più se ne usano e più la schiuma risulterà compatta.
    • La cremosità è correlata alla finezza e alla compattezza, maggiore sarà la finezza e la compattezza della schiuma, maggiore sarà la sua cremosità.
    • La persistenza è il tempo di durata della schiuma nel bicchiere. La tenuta di schiuma è un parametro misurabile attraverso un'analisi di laboratorio denominata Nibem, che misura il tempo di decadimento della schiuma in un bicchiere standard. Più alto è il tempo, maggiore sarà la qualità della schiuma.

Schiuma e tecniche di spillatura
La presenza della schiuma molto spesso è correlata anche alle tradizioni culturali delle diverse nazioni. Ad esempio una birra di tipo Ale ordinata in Belgio, sarà servita con una schiuma dall'aspetto pannoso e persistente, al contrario, una Ale ordinata in Inghilterra avrà una schiuma quasi inesistente:
  • la spillatura tedesca avviene in tre tempi e consente di ricreare l’equilibrio dell'anidride carbonica nella birra e di generare un cappello di schiuma alto e abbondante
  • la spillatura anglosassone e irlandese prevede la formazione di poca schiuma oltre che per tradizione anche per l'utilizzo di una miscela di azoto e carbonio necessario a far uscire la birra dai fusti
  • la spillatura belga avviene in un unico tempo e molto rapidamente, ciò porta alla formazione di una schiuma abbondante che viene, al termine della spillatura, tagliata
  • Il taglio della schiuma con la spatola

Dopo la spillatura della birra nel bicchiere, mediante l'utilizzo di una spatola taglia schiuma, la schiuma che tende a fuoriuscire dal bicchiere sarà tagliata. In questo modo la schiuma apparirà più compatta e persistente, proprio perché con la spatola si è andati a eliminare quelle bolle in più, leggermente più grosse, che si trovano nella parte superficiale della schiuma. Questa operazione completa il processo di eliminazione dell'anidride carbonica.

Perché la birra fa la schiuma?
La schiuma della birra si forma grazie ad un fenomeno chiamato cavitazione, che avviene durante la mescita della birra ed è il meccanismo responsabile della formazione delle bolle.
La birra, che passa dalla bottiglia o dal fusto al bicchiere, viene spinta aventi ed indietro. La compressione e l’espansione che deriva dal movimento della birra provoca la formazione delle bolle.
A causa della cavitazione, le bolle più grandi formano nubi di gas carbonico (bolle più piccole), che poi diventando grandi e si espandono ad una velocità maggiore di quelle da cui si originano. È proprio questa rapida espansione che permette alla schiuma di galleggiare.

Cosa influenza la formazione della schiuma?
  • Proteine
La presenza di proteine favorisce la formazione della schiuma. Le proteine che ritroviamo della birra provengono dai cereali utilizzati nella sua produzione, quindi l’uso di cereali ricchi in proteine, come il frumento, porteranno alla formazione di schiume consistenti. La fase di ammostamento , che prevede la degradazione sia dell’amido sia delle proteine, rischia di contrastare la formazione di una schiuma persistente.
  • Luppolo
L’utilizzo di grandi quantità di luppolo contribuisce alla formazione e alla tenuta della schiuma. Questo grazie agli alfa acidi, in particolare all'iso-humolone e agli oli contenuti nel luppolo.
  • Mosto
La bollitura del mosto può influenzare la formazione della schiuma, infatti durante questa fase è necessario controllare che il pH del mosto non diventi troppo acido, perché si formerebbero dei coaguli di proteine. Il risultato finale influenzerebbe negativamente l’aspetto della schiuma.
  • Alcool
L'alcool ha un effetto negativo sulla formazione della schiuma. Birre molto alcoliche sono caratterizzate da schiuma che hanno una scarsa tenuta, un esempio sono le birre barley wine, birra inglese caratterizzata appunto dall'avere una elevata gradazione alcolica.

Problemi durante la fermentazione
Può capitare che i lieviti vadano incontro a stress, portando ad una cattiva fermentazione.
Questo può avvenire per un inoculo insufficiente, o per una scarsa ossigenazione del mosto, o ancora per l’utilizzo di temperature di fermentazione non adeguate al ceppo utilizzato. Il lievito in condizioni di stress produce degli enzimi responsabili della degradazione delle proteine, le proteasi (stessi enzimi utilizzati nell'ammostamento).
Il risultato sarà una schiuma poco presente e dalla scarsa tenuta.
Anche nelle birre non filtrate e non pastorizzate il lievito può andare incontro a stress, a causa ad esempio di un trasporto che non avviene a temperature idonee.

Pulizia del bicchiere
Il residuo di detergenti o di sporco, presenti nel bicchiere dove verrà spillata la birra, influenzerà in maniera negativa la formazione della schiuma.


Per i celiaci: birra senza glutine o di riso
La birra è una bevanda non adatta ai celiaci in quanto l'ingrediente principale, ossia il mosto preparato con malto d'orzo o di frumento o di questi due ingredienti insieme, contiene glutine. Per ovviare a questa problematica, molti produttori hanno sperimentato differenti modi per produrre una birra gluten free.
Ad oggi ci sono due metodi per "eliminare" il glutine presente nella birra: attraverso l'uso di cereali senza glutine come il riso, o mediante un processo di deglutinazione, che "riduce" il contenuto di glutine nella birra.

Perché la birra contiene glutine
Uno dei principale ingredienti della birra, oltre all'acqua, è il malto d'orzo (o di frumento).
La birra contiene glutine perché il malto contiene glutine.
Altro ingrediente con glutine, anche se con quantità irrisorie, è il lievito impiegato per la fermentazione. Gli altri ingredienti invece non contengono glutine. Neanche il luppolo contiene glutine, ed è invece responsabile del sapore amaro della birra. Con l'aumentare della diagnosi di celiachia è diventata sempre più stringente l'esigenza di poter bere una buona birra senza glutine. Per questo molte delle aziende produttrici di birra e birrifici artigianali, hanno cercato, e continuano ancora oggi a cercare, il metodo più adatto per la preparazione di una birra senza glutine, che però conservi il più possibile il sapore caratteristico della birra.

Quali sono i segreti di una birra senza glutine?
Ad oggi esistono due metodi di preparazione della birra senza glutine.
Il primo,che può sembrare abbastanza ovvio, è quello di produrre la birra senza malto di orzo o altro frumento.
Vengono utilizzati altri cereali che non contengono la proteina che dà intolleranza.
Finora sono stati testati diversi cereali gluten-free:
  • il sorgo,
  • il riso,
  • il mais,
  • il miglio,
  • il grano saraceno.
Le birre prodotte con la sostituzione di questi ingredienti sono birre bevibili e talvolta buone, ma non paragonabili per corpo e gusto alle birre a cui si è abituati, per cui il consumatore non le gradisce in pieno, poiché presentano poca palabilità. Oltre alla sostituzione del cereale, alle birre senza glutine viene aggiunto in quantità eccessive il luppolo, che dà un sapore più deciso alla birra ma di conseguenza troppo amaro.

Birra di Riso
Ci sono diverse sperimentazioni che vedono il riso come cereale unico per la produzione di birra. Nel Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra (CERB) di Perugia si è prodotta una birra col 100% di riso mediante un protocollo di maltazione (processo complesso per rendere idoneo il cereale ad essere trasformato in mosto fermentabile dai lieviti) del riso.
Il risultato è una birra di riso con un sapore diverso dalla birra classica, più leggera e meno amara. Anche in India si produce una birra di riso, conosciuta come zutho che è una poltiglia biancastra simile al porridge contenente il 5% di etanolo. Essa ha un aroma fruttato e un sapore aspro e il suo aroma aveva caratteristiche simili al sakè giapponese.
In ogni caso è evidente che preparare una "vera" birra con cereali diversi non è semplice, in quanto non tutti si prestano alla lavorazione e alla fermentazione come l'orzo.

La birra deglutinata
Nella maggior parte dei paesi occidentali il livello soglia al di sotto del quale l'alimento è considerato "sicuro" è 20 parti per milione.
La birra, però, a causa del malto d'orzo o di frumento, presenta un valore superiore a quello indicato, motivo per il quale si palesa la necessità di ridurre il glutine in questa bevanda, riportando il valore consentito al di sotto della soglia limite.
Per produrre una birra gluteen free si è aggiunta a tutte le fasi solite per la preparazione della birra la deglutinazione, ovvero una serie di tecniche che permettono di abbattere la quantità di glutine fino ad ottenere valori inferiori a 10 mg/litro.
Esistono diversi metodi di deglutinazione, quella principale mira a ridurre il contenuto proteico e quindi, in maniera indiretta, anche del glutine.
Ciò si ottiene:
  • mediante l'uso di agenti chiarificanti che legano la prolina (aminoacido responsabile della tossicità del glutine) e quindi riducono drasticamente il contenuto di glutine.
  • oppure mediante filtrazione: si separa la frazione proteica della birra e quindi si riduce il livello di glutine.
  • o ancora attraverso l'uso dei tannini che agiscono legandosi alle proteine che precipitano e di conseguenza anche il glutine nella birra si riduce

Dove comprare le birre senza glutine in Italia?
Data la complessità nella produzione di birre senza glutine le grosse aziende produttrici la fanno da padrone, ma fortunatamente negli ultimi anni anche le piccole aziende sono riuscite a ritagliarsi una fetta nella produzione di birre artigianali senza glutine.
Si trovano sia quelle ottenute con cereali diversi dall'orzo, ad esempio la birra al riso, sia quelle ottenute con il tradizionale malto d'orzo ma "sicure" per i celiaci. E' necessario controllare sempre attentamente l'etichetta e verificare che ci sia il simbolo della spiga barrata come garanzia.

Le caratteristiche della birra
La birra ottenuta sempre dall'orzo ma con una presenza di glutine bassa, entro i range consentiti di 20 ppm (è una bevanda meno corposa rispetto alle birre "classiche", conseguenza dell'abbattimento delle proteine (ossia del glutine), sono moderatamente alcolica ma hanno un sapore simile al gusto a cui si è abituati con la birra classica 9. C'è da sottolineare che negli anni la produzione delle birre senza glutine si è molto affinata, per cui troviamo birre senza glutine molto buone. Le caratteristiche principali di una birra gluten free sono:
  • gradazione alcolica che va dallo 0,9% di alcool fino a 5,5-6,5%.
  • il colore può essere biondo, ambrato, rosso o scuro e da esso dipende anche molto il sapore
  • il sapore, infatti, può essere biscottato oppure con un bel bouquet floreale arricchito da note mielate, speziate e di frutta estiva.
C'è la birra dal sapore più pieno e bilanciato, o quella con aroma dolce e corposo, dai sentori di caffè, carruba e liquirizia, o ancora quella con un profumo leggermente caramellato, corposa dal finale discretamente amaro.


Quali sono le varietà migliori del luppolo?
Tra gli ingredienti che si utilizzano per produrre la birra, il luppolo è certamente il più complesso e costoso. È responsabile del tipico sapore amaricante della birra, favorisce la stabilizzazione della schiuma, è coinvolto nel processo di conservazione della birra grazie alle sue capacità antibatteriche ed ha proprietà antiossidanti.

Il luppolo
Il luppuolo, nome latino Humulus lupulus, è una pianta che fa parte della famiglia delle Cannabaceae, il cui fiore è usato nella produzione della birra. Il caratteristico sapore amaro e gli aromi della birra sono dovuti proprio al luppolo. In particolare è il fiore femminile, dalla caratteristica forma a cono, che viene utilizzato. Alla base del fiore sono presenti le cosiddette ghiandole lupoline all'interno delle quali sono contenuti i costituenti più importanti:

  • gli alfa acidi, in particolare il coumulone, l' humulone, l'adhumulone, responsabili del sapore amaro della birra.
  • i beta-acidi come il colupulone, il lupulone, l'adlupulone, responsabili invece dei diversi aromi che la birra può avere.

Classificazione dei luppoli
Una classificazione dei diversi tipi di luppolo è possibile sulla base delle diverse concentrazioni di alfa acidi. Nello specifico i luppoli si posso suddividere:

  • Luppoli da amaro: con una quantità di alfa acidi che va dal 6% ai 10%, conferiscono il sapore amaro alla birra
  • Luppoli da aroma: con una quantità di alfa acidi che non supera il 5%, responsabili degli aromi
  • Luppoli ambivalenti: con una quantità di alfa acidi che va da 6-8% e più, chiamati così perché sono aromatici e danno il tipico sapore amaro.

La fase in cui si utilizza il luppolo, durante la produzione della birra, è diversa in base al tipo di luppolo che si sta utilizzando. Se si usa il luppolo da amaro, questo verrà aggiunto durante la fase di bollitura del mosto, in questa fase infatti gli alfa acidi subiranno un cambiamento nella loro struttura chimica che sarà determinante per conferire alla birra il tipico sapore amaro. Gli acidi responsabili dell'aroma, invece essendo volatili, verranno persi. Per questo motivo il luppolo da aroma viene aggiunto a fine bollitura.

Come misurare l'amaro del luppolo
Tra i metodi per misurare l'amaro del luppolo si possono utilizzare due metodi:

  • il metodo Alpha Acid Unit (AAU), conosciuto anche come Homebrewing Bittering Unit (HBU), moltiplica il peso del luppolo per la percentuale di alfa acidi presenti. Questo metodo è poco preciso perchè non tiene conto di eventuali fattori che possono alterare il valore reale
  • il metodo International Bitterin Unit (IBU) misura la concentrazione di alfa acidi isomerizzati presenti nella birra finita. Questa è una misura più precisa.

Varietà di luppolo
Esistono numerosissime varietà di luppolo, coltivate nei diversi paesi. Tra le nazioni che coltivano il luppolo ritroviamo la Germania, la Repubblica Ceca, la Slovenia, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti d’America, la Nuova Zelanda ed il Giappone.
Le diverse varietà di luppoli coltivate nelle diverse aeree geografiche, avranno caratteristiche uniche che influenzeranno la birra. Una stessa varietà di luppolo fatta crescere in due aree geografiche diverse, assumeranno caratteristiche molto differenti.
Nella tabella che segue, sono riportate alcune delle varietà di luppolo,tra le più utilizzate per la produzione della birra, con la relativa provenienza, la percentuale di alfa acidi, la quantità di oli presenti e l'aroma che apportano.


Il sapore della birra: acida, fruttata, amara, luppolata e speziata
Le caratteristiche sensoriali della birra e in particolare il sapore, sono fortemente influenzate sia dalle materie prime utilizzate per produrla (acqua, malto, orzo e lievito) sia dal processo di produzione.  Tra i composti principali che conferiscono il sapore ritroviamo proteine, acidi organici, amminoacidi, componenti del luppolo, sali e ingredienti non convenzionali come radici di liquirizia, chicchi di caffè, spezie o aromi.

Malto: un ingrediente ricco di aroma
Il malto è uno dei componenti principali che determina il colore, ma anche parte del sapore di una birra. Il malto possiede di per sé degli aromi dolciastri, di biscotto o addirittura caramellati, a seconda del processo di tostatura. Durante la bollitura del mosto gli zuccheri e gli amminoacidi che lo compongono, si trasformano in composti denominati “prodotti di Maillard” e “prodotti di Strecker”. Tra questi particolari composti derivanti dal malto, il 2-metilbutanale è responsabile degli aromi di cioccolato, mandorla e vaniglia, mentre la fenilacetaldeide degli aromi floreali.

Luppolo: non solo amaro
Il luppolo è il principale ingrediente che conferisce sapore amaro alla birra, grazie al ricco contenuto in alfa acidi, convertiti nei corrispondenti isoacidi dal sapore amaro durante la bollitura del mosto. Coumulone, humulone, adhumulone sono i più noti e sono anche responsabili delle proprietà antiossidanti del luppolo. Per questo motivo una birra amara viene spesso definita anche luppolata.
I terpeni, di cui è ricco il luppolo, sono invece responsabili degli aromi floreali e speziati. Il contenuto di alfa acidi e terpeni differisce nelle diverse varietà di luppolo, dalla modalità di coltivazione e dal periodo di raccolta. Per questo è possibile trovare sul mercato luppoli definiti da amaro o da aroma. Mentre gli isoacidi si formano durante la bollitura, i terpeni si perdono facilmente alle alte temperature: deriva da ciò che la modalità di aggiunta del luppolo (aggiunta durante la bollitura o a freddo) ha importanti ripercussioni sul profilo aromatico del prodotto finale.

Quanto è amara una birra?   l’indice IBU
La concentrazione di isoacidi è misurata in Unità di Amarezza Internazionali, o IBU (International Bitterness Units). La formula è un semplice rapporto tra gli alfa acidi totali (la percentuale di alfa acidi del luppolo o quelli eventualmente aggiunti) e il volume del mosto, espresso in galloni13. Sebbene l’amarezza della birra sia un elemento oggettivo, la percezione del gusto amaro può variare anche tra birre con lo stesso indice IBU, perché gli altri composti, come alcol, composti di Maillard o Strecker, proteine, zuccheri non fermentati o glicerolo che conferisce corposità alla birra, possono mascherare o accentuare la percezione del gusto amaro. La percezione degli altri aromi è puramente soggettiva perché legata alla personale sensibilità gustativa.

Il lievito: una fabbrica di aromi!
Il lievito è una fonte preziosissima di composti aromatici e volatili che contribuiscono fortemente all'aroma della birra. Durante la fermentazione è in grado di sintetizzare esteri e alcoli a lunga catena responsabili degli aromi fruttati (mela, anice, banana) e floreali. Alcuni lieviti sono responsabili anche della produzione di aromi più complessi e caratteristici, come quelli speziati, affumicati e vanigliati di alcune Ales belghe
Quando la birra incontra la frutta: birra al limone, ciliegia, mango, pompelmo
Da qualche anno sono entrate nel mercato le birre fruttate, che prevedono l’aggiunta di frutta o succo di frutta durante o dopo il processo di fermentazione.
Le prime birre fruttate sono state le Tropical IPA svedesi, con aggiunta di frutto della passione, ananas e mango. In Italia molti birrifici stanno cavalcando la moda della birra fruttata, con interessanti sperimentazioni a base di mango, frutto della passione, pompelmo e lime.
Lo stile utilizzato per la loro produzione è variabile, così come il colore e la gradazione alcolica, che va dal 4.7 all’8% a seconda della proporzione birra/frutta e del momento di aggiunta di quest’ultima.

Al limone
La birra al limone, anche conosciuta come radler, è sicuramente tra le più famose e viene prodotta miscelando in parti uguali birra lager e limonata. Alcune varianti sostituiscono al succo la soda al gusto di limone. Dato il suo basso tenore alcolico, 2% circa, e il sapore rinfrescante, la birra al limone è una birra fresca e leggera, adatta soprattutto alla stagione estiva.

Alla ciliegia
Un'altra categoria di birre fruttate molto famose sono le birre kriek, o birre alla ciliegia, tipicamente prodotte in Belgio.
Le birre alla ciliegia sono generalmente Lambic a fermentazione spontanea con l'aggiunta di ciliegie o succo di ciliegie durante la fermentazione.
Al gusto si caratterizzano per una nota dolce data dalla ciliegia perfettamente bilanciato dall'acidità tipica delle Lambic; alla vista appaiono di un colore rosso intenso, corpose, mentre la loro gradazione è medio bassa.

Le birre acide: sour ales e lambic
Il 2017 è stato l’anno delle birre acide, prodotte con l’utilizzo di lieviti, sia convenzionali che non, e batteri.
Tra le birre acide ritroviamo le Sour Ales e le lambic. Le sour ales vengono prodotte con starter commerciali contenenti classici lieviti Saccharomyces ad alta fermentazione, e batteri lattici del genere Lactobacillus, in grado di produrre acido lattico e impartire così il classico sapore acido.
Alcune sour ales sono state prodotte in via sperimentale con l'uso esclusivo di lieviti capaci di produrre anche acido lattico.
Le lambic invece vengono fermentate da lieviti e batteri naturalmente presenti, tra cui i lieviti Saccharomyces, ma anche Brettanomyces, batteri lattici e acetici. Anche in questo caso sono soprattutto questi ultimi ad acidificare il mosto nelle ultime fasi della fermentazione e a conferire il tipico sapore acido alla birra.

Anice, liquirizia, caffè, cannella, noce moscata… birre speziate per tutti i gusti!
Nate come birre stagionali, le birre speziate sono molto apprezzate dai consumatori di tutto il mondo.
Queste birre vengono prodotte aggiungendo spezie, radici di liquirizia e grani di caffè nella fase finale di bollitura del mosto.
Sebbene si possa produrre qualsiasi tipo di birra aggiungendo questi ingredienti, la tradizione tedesca e belga vuole che questa tipologia di birre siano Ale scure e ad alta gradazione da consumarsi nel periodo natalizio.
Una categoria a parte di birre speziate è rappresentata dalle birre blanche francesi, birre di frumento, di colore giallo paglierino e prodotte con coriandolo e bucce di arancia che conferiscono un sapore leggermente dolciastro con note fruttate e speziate.

La ginger ale e la ginger beer: soft drink travestiti da birre
Nonostante il suo nome, la birra allo zenzero non è una vera e propria birra, ma una soft drink a base di zenzero.
La ginger ale non è fermentata, al contrario della ginger beer.
Si tratta di bevande dalle origini molto antiche, nate intorno al 1800 in Irlanda usate per lo più nella preparazione di cocktail alcolici.


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